Guerre e clima, non proprio un futuro roseo

Il clima diventerà sempre più centrale nelle lotte di potere in giro per il globo. Lo si è visto con l’artico e lo si vedrà con l’acqua. In generale, però, i cambiamenti climatici che stiamo già vivendo impatteranno sulle vite di questa e delle prossime generazioni. A cambiare, però, saranno anche le strategie militari delle grandi potenze che si troveranno dinnanzi scenari nuovi. Non parliamo di catastrofiche eruzioni vulcaniche, continenti che si aprono in due o asteroidi che polverizzano metropoli come in tanti film hollywoodiani. No. Ma con il clima che cambia e l’inquinamento in aumento (soprattutto delle plastiche) cambierà l’approccio alle forme di energia alternativa, alle risorse di nuovi metalli e di conseguenza ai rapporti con i vicini. Torneremo a guardare in cagnesco il vicino perché ha il pozzo con l’acqua, quando noi, invece, siamo a secco? Un esempio un po’ forzato, ma secondo lo studio “Climate as a risk factor for armed conflict” appena pubblicato su Nature, le prospettive future sulla salute del pianeta avranno a che vedere con un aumento considerevole di nuovi conflitti armati.

Aumenteranno le guerre?

Visto che a noi giornalisti piacciono i numeri di impatto partiamo con quelli. “Sintetizzando le opinioni degli esperti, lo studio stima che nel corso dell’ultimo secolo il clima abbia influenzato tra il 3% e il 20% il rischio di conflitti armati e che l’influenza aumenterà notevolmente”, ha riferito Katharine Mach del dipartimento Scienze della Terra della Stanford University che ha guidato il team di ricercatori che ha promosso l’indagine. Tra l’altro, sempre secondo lo studio ci sono due scenari futuri da tenere a mente. Il primo: con un aumento medio di 4 gradi Celsius delle temperature globali, l’influenza del clima sui conflitti aumenterebbe di oltre cinque volte, arrivando a oltre un 26%. Con due gradi Celsius (secondo scenario) sopra i livelli preindustriali (obiettivo accordo sul clima di Parigi), il rischio si assesterebbe al 13%.

Catena di eventi

Ma come impattano le temperature più alte su tutto il resto? Lo si è detto poco prima. Meno acqua a disposizione, sfruttamento intensivo dei terreni, innalzamento dei mari (con nuove migrazioni massicce tra Paesi vicini e conseguenti pressioni ai confini), aumento di disastri naturali (uragani e tifoni). Non sono scontate ripercussioni a livello sociale ed economico sulle comunità colpite. Gli esperti tengono poi a sottolineare come non tutta la comunità scientifica sia allineata sul tema. Sempre alla Stanford University fanno notare come molti ricercatori non comprendono appieno come il clima influenzi i conflitti e in quali condizioni. Le conseguenze dei futuri cambiamenti climatici saranno probabilmente diverse dalle distruzioni climatiche storiche perché le società saranno costrette a cimentarsi con condizioni senza precedenti che vanno al di là dell’esperienza conosciuta e su come potrebbero essere in grado di adattarsi. James Fearon, del departimento di Scienze politiche della Stanford University, ricorda che “storicamente, i livelli dei conflitti armati nel tempo sono stati pesantemente influenzati dagli shock e dai cambiamenti nelle relazioni internazionali e di politica interna. É molto probabile che in questo secolo i cambiamenti climatici senza precedenti abbiano un impatto significativo su entrambi, ma è estremamente difficile prevedere se i cambiamenti politici legati ai cambiamenti climatici avranno a loro volta grandi effetti sui conflitti armati”.

Aumentano le spese militari

Nemmeno a farlo a posta, il Sipri (Stockholm international peace research institute) ad aprile 2019 ha pubblicato un report in cui certifica che in tutto il mondo stanno aumentando le spese militari. Nel 2018 il mercato ha raggiunto la cifra monstre di 1,8 trilioni di dollari (+2,6% sul 2017). A spendere di più sono stati Usa, Cina, Arabia Saudita, India e Francia che da soli contano per il 60% della spesa militare mondiale.

L’aumento dal 2000 in poi è stato sostanzialmente costante. Un lieve calo dal 2011 al 2015, ma senza dubbio il trend è in crescita. Anche l’utilizzo “privato” dei cittadini delle armi da fuoco è un tema che va tenuto in considerazione. Bloomberg a inizio 2019 ha ribadito quanto una delle associazioni di imprese delle armi da fuoco la statunitense Nra (National rifle association) continuerà a fare grandi affari in giro per il mondo, soprattutto in Brasile dove l’attuale presidente Bolsonaro ha spianato la strada al concetto tanto caro agli americani “Guns are our guarantee of freedom”. Insomma, quando nell’ultimo articolo accennavo al fatto che a qualcuno potrebbe anche andare bene un mondo senza ghiacciai o con qualche conflitto in più, forse non sbagliavo.

 

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