L’anno scorso l’Europa si è ricordata dei Balcani. Non per il riacutizzarsi delle guerre etniche, ma per la massa di profughi mediorientali che li hanno attraversati. Sono poi seguite le scenate isteriche dei partiti nazionalisti di Serbia, Ungheria, Bulgaria e Croazia contro gli sfollati. Muri, filo spinato, controlli, polizia di frontiera.
“Do you remember Balkan route” è un progetto autoprodotto multimediale realizzato da Graphic news e SMK videofactory che ha ripercorso la via dei migranti del 2015 attraverso video e fumetti. Tre le tappe fondamentali: Ungheria e Serbia, Serbia e Croazia e Croazia, Slovenia e Italia.
La Balkan route è durata circa sei mesi prima che le chiusure a catena dei confini da parte dei vari paesi e l’accordo tra Unione Europea e Turchia ne decretassero la fine. Nel marzo 2016 il Consiglio europeo di Bruxelles ha firmato un accordo sui migranti con il governo turco di Recep Erdoğan. Sulla base di questo documento, con l’obiettivo di alleggerire l’onere delle pratiche di accoglienza ai 28 stati europei, è stato stabilito che i profughi provenienti dalla Siria devono necessariamente presentare domanda d’asilo in Grecia. Dal canto suo, Ankara, in cambio di cinque miliardi di euro donati dall’Europa, si è impegnata nel pattugliamento delle coste del mar Egeo e nella gestione dei campi profughi come carceri a cielo aperto. Da allora la Grecia si è trasformata in limbo dove decine di migliaia di individui sono rimasti bloccati, e oltre al muro in Ungheria, anche la Macedonia ha sigillato il suo confine.