Talibé: i bambini mendicanti part time del Senegal

Tra le foto emerse quest’anno dal World Press Photo, ce ne è una scattata da Mario Cruz. Ritrae un giovane talibè incatenato a un piede affinché non possa scappare.

Chi sono questi talibè?

In arabo, tâlib significa “colui che cerca e che chiede”

scrive Federico Frigerio su peacereporter.it.

Sono dei bambini che vengono inviati dalla famiglia nelle scuole coraniche (le daara) al seguito di un maestro (marabout) a imparare i testi sacri. Ma il futuro di questi giovani non è legato all’erudizione e alla conoscenza. Li si trova per strada a elemosinare, con un barattolo di latta in mano, in cerca di qualche spicciolo.

talibe
©Mario Cruz, World Press Photo 2016

Il fenomeno è presente soprattutto nell’Africa occidentale: Senegal, Mali, Gambia, Guinea e Guinea Equatoriale.

Nella società tradizionale i talibè hanno sempre avuto un ruolo sociale centrale. Ci si rivolgeva alle scuole per risolvere problemi familiari, economici o personali attraverso l’intercessione dei maestri. Secondo la giornalista canadese Marie Julien Gagnon, i marabout hanno sempre avuto più influenza dei politici stessi. Con l’urbanizzazione degli anni ’80, poi, le cose sono cambiate. Dalla campagna ci si è spostati in città, dove il fenomeno è diventato endemico e la figura del talibè è diventata costante. Altra costante è stata la forma di schiavitù a cui questi bambini hanno dovuto sottostare. Gli abusi e le violenze sono all’ordine del giorno.

Secondo un rapporto dell’Unicef pubblicato nel 2007, nella regione di Dakar il 90% dei mendicanti sono bambini. Il 95% di questi provengono da altre aree limitrofe o da altri Paesi. Il documento sottolinea un aspetto interessante. Questi bambini sono sì mendicanti, ma non a tempo pieno. Sono part time. Mentre gli altri “non talibè” sono per strada tutto il giorno, i talibè devono osservare delle ore di lezione nelle scuole coraniche. Guadagnano, però, molto meno rispetto ai loro coeatanei. Buona parte dei proventi, infatti, finisce nelle tasche dei maestri. 350 franchi al giorno (50 centesimi di euro) è il costo della “retta” scolastica. Una cifra enorme vista l’indigenza di buona parte dei senegalesi.

L’alimentazione è inoltre poverissima. Riso, verdure e pane. Solo 1 bambino su 5 mangia frutta. E lo Stato? Tecnicamente ci sarebbero delle leggi che tutelano i minorenni. Il lavoro è permesso solo ai maggiori di 15 anni e l’età scolare obbligatoria e gratuita ricopre la fascia di età dai 6 ai 16 anni. In molte zone, però, questa volontà non è mai stata esaudita.

In conclusione, il documentario realizzato a Yenne, in Senegal  da Nicola Tranquillo in collaborazione con Angelo Agnisola.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...