L’indipendenza basca e curda passa anche dagli stadi

Questo successo è per i morti e i feriti nella repressione della nostra terra che dura da più di 50 giorni. Siamo fieri di essere un piccolo spiraglio di luce per la nostra gente in difficoltà. Come Amedspor, non ci siamo sottomessi e non ci sottometteremo. Lunga vita alla libertà!

Deniz Naki, foto da tuttocalciatori.net
Deniz Naki, foto da tuttocalciatori.net

Questo il post di Deniz Naki, centrocampista dell’Amedspor, squadra che milita nella “serie C” del campionato turco. A seguito della vittoria della sua squadra in coppa di lega contro il Bursaspor, il giocatore è stato squalificato per 12 giornate per propaganda ideologica. Naki, infatti, è di etnia curda e l’Amedspor è la squadra della capitale del Kurdistan, Diyarbakir. La reazione della federazione turca è stata immediata e implacabile. Squalifica. C’è stato anche di peggio visto che in passato nella sede della piccola squadra erano addirittura arrivati i servizi segreti allertati da un tweet che, secondo loro, appoggiava eventuali azioni terroristiche contro lo Stato. L’Amedspor è da tempo nel mirino. Nel 2014 il nome turco Diyarbakir è stato sostituito con quello curdo di Amed e i colori societari sono stati modificati in giallo, rosso e verde (colori nazionali del Kurdistan). Un anno dopo i tifosi si sono cimentati in lunghi cori “Ovunque Cizre, ovunque resistenza” durante un incontro contro la squadra del Karaman Belediyespor costringendo la società ad una multa di 20000 lire turche da parte della federazione.

Lo stadio è diventato quindi un luogo dove l’irridentismo curdo va manifestandosi sempre più di frequente. Ma non è l’unico caso. Anche in Spagna, ad esempio, le squadre di calcio indossano le magliette della lotta politica per la conquista di determinati diritti. Una su tutte; l’Athletic Club di Bilbao che per scelta propria schiera solo giocatori baschi (qualche deroga per gli extraeuropei). Nemmeno tanto velato, inoltre, è stato l’appoggio dei suoi tifosi nei confronti dell’Eta. Sempre restando in casa Euskadi, le partite della Euskal Selezkioa, la nazionale non riconosciuta dei Paesi Baschi, diventano spesso teatro di civili proteste contro i vari organi che non riconoscono l’identità basca (sia essa sportiva che politica). Ad esempio nella partita del 2007 contro la nazionale catalana (anch’essa non riconosciuta), i tifosi baschi hanno mostrato striscioni con su scritto “siamo una nazione, ufficialità!“.

Il problema dell’indipedenza si è creato anche a nel settembre 2015 quando si era prospettata una possibile scissione della Catalogna. In quel caso anche la squadra del Barcellona avrebbe dovuto abbandonare la Liga, il campionato di calcio spagnolo. Si immagini il terremoto politico e sportivo, oltre che economico.

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