Batterie scariche, polvere, stanchezza, stress. Ti svegli al mattino e sai che oltre alle mine bisogna anche stare attenti alle piccole cose di tutti i giorni. Alla pulizia degli strumenti, alla carica del cellulare, alla connessione che non va. La professione di un fotoreporter sul campo, a volte, dipende da questi fattori, sempre più decisivi.
Spesso il lavoro del reporter non ha niente a che vedere con la fotografia. Deve più che altro cercare di andare da un punto A a un punto B senza che gli venga tagliata la testa
dice il fotografo Teru Kuwayama.
La vera sfida diventa la quotidianità. Dosare le forze, preparare bene gli spostamenti conoscendo la zona in cui si vuole entrare. Fare le amicizie giuste. Lorenzo Cremonesi, inviato di guerra del Corriere della Sera, una volta mi ha detto che la base è trovare dei contatti che ti sappiano portare nei posti giusti senza rinchiuderti in una cantina per chiedere il riscatto. Purtroppo accade spesso.
Bill Gentile, nel 2008, ha ripreso un momento dell’attività del fotografo del New York Times Tyler Hicks in Afghanistan. Un breve documentario di 14 minuti, ma che descrive bene le difficoltà che si possono incontrare sul campo. Lo si può vedere cliccando qui.
Ovviamente ci sono situazioni “protette”, in cui un reporter che affianca delle truppe ha la possibilità di avere strumenti che lo aiutano nel suo lavoro, ma non sempre è così. Se poi si devono inviare i materiali alla redazione usando internet, beh…le cose si complicano. Anche perchè alcune trasmissioni possono benissimo venire intercettate.