Nel video qui sotto si mostra un’operazione militare condotta dalla coalizione anti-Isis (per la precisione militari americani e curdi iracheni) per la liberazione di 70 ostaggi curdi in mano allo Stato Islamico. Il video, girato da una telecamera montata sull’elmo di un soldato, è stato pubblicato dall’agenzia di stampa del Kurdistan iracheno Rudaw.
Nel blitz è morto Joshua Wheeler, il primo soldato statunitense ad essere ucciso in Iraq dal 2011. Come nei migliori film americani i soldati perquisiscono alcuni uomini e sparano contro dei nemici da una finestra. Le perquisizioni, dice al Washington Post Thomas Gibbons-Neff, giornalista ed ex-marine, sono servite per accertarsi che gli ostaggi non avessero esplosivi addosso. Secondo Rudaw, circa 40 militari curdi e 30 uomini delle forze speciali americane hanno partecipato al raid. A volte i blitz finiscono male, stavolta è andata bene.
La cosa su cui mi soffermerei è l’utilizzo della telecamera istallata sull’elmetto di un militare nel mezzo dell’azione. Abbiamo già parlato dei droni e della “visione dall’alto”. Qui, invece, parliamo di “visione dal basso”, una prospettiva diversa che immerge direttamente nella vicenda. Anche qui gli appassionati dei videogiochi troveranno pane per i loro denti; screenplay in prima persona. Non sono nuove riprese di questo tipo e per certi versi questo video assomiglia molto al citizen journalism. Ricordate l’assalto al museo del Bardo a Tunisi? I video che hanno fatto il giro del mondo erano amatoriali, ma carichi di significato e notizie. Possiamo discutere sulla censura di alcune scene, ma i documenti sono utilissimi per la professione giornalistica. In questo caso abbiamo un soldato che fa quello che dovrebbe fare un reporter. Non c’è nessuna troupe con telecamere, fili e microfoni. Basta un elmo, un fucile e una telecamera ben installata.