La guerra è una questione da uomini? Decisamente no. In Italia lo si sa fin dagli anni ’70 anche se spesso si fa finta di niente. Questo dogma è stato sdoganato da Oriana Fallaci, prima reporter di guerra del Bel Paese durante la guerra del Vietnam. Famose le sue interviste col generale nordvietnamita Vo Nguyen Giap e il presidente sudvietnamita Thieu durante il conflitto. Una donna testarda e capace, nonché caratterizzata da una personalità decisa e pungente.
Arnold Bennet nel 1898 scriveva nel manuale Giornalismo per donne:
Non si tratta di due sessi ma di due specie: i giornalisti e le donne-giornaliste. I primi sono diversi dalle seconde quanto i cani dai gatti
Erano altri tempi. Il sessismo era la regola. Purtroppo lo è anche oggi. Le donne vengono considerate più deboli degli uomini. Chiariamo subito. Lo stupro (perchè di questo si parla), che solo statisticamente riguarda più le donne, avviene anche sugli uomini e non sono casi isolati.

Un esempio di violenze o tentativi di abusi si sono registrati nelle esperienze di Lara Logan, corrispondente dell’americana Cbs che ha denunciato di essere stata violentata a Il Cairo poco dopo la caduta del regime di Mubarak. La sua tragedia è stata strumentalmente utilizzata per scoraggiare le donne nell’operare in scenari di guerra. Anche Lindsay Addario, giornalista italo americana ha subito torti simili in Libia da parte dei soldati di Gheddafi. Legata e picchiata è stata più volte palpeggiata, ma non ha, fortunatamente, subito violenza carnale. Meno fortunata Jineth Bedoya, giornalista colombiana de El Espectador, catturata e violentata nel 2000 da parte di gruppi paramilitari.
La violenza in guerra è un fatto acclarato. I “maschi” ne sono comunque soggetti. Non c’è una quota rosa per le torture. Nonostante questo sarebbe sciocco pensare che le donne siano più deboli degli uomini. Non dovrebbe nemmeno essere un argomento di discussione.
Uno studio del 2009 di Lara Stemple dice che il 76% dei prigionieri politici maschili negli anni ’80 a El Salvador e l’80% degli internati nei campi di Sarajevo sono stati stuprati o torturati sessualmente. Anche nel 1994 in Ruanda gli uomini Tutsi hanno subito stupri o mutilazioni ai genitali. L’omertà su questo tema è molto diffusa. Seppur inferiori di numero, gli abusi sugli uomini rappresentano comunque una componente dello stato di guerra in molti paesi del mondo. Per non parlare poi delle violenze tra commilitoni. Uno studio di GQ indica che solo nel 2012 sono stati 14mila i soldati americani che hanno subito violenza durante l’arruolamento. Kole Welsh, Terry Neal o Sam Madrid, sono solo alcuni dei nomi coinvolti.
Chiarito questo concetto, procediamo…

Una delle più famose giornaliste italiane, nonché una delle più brave, è stata Ilaria Alpi, uccisa in Somalia per aver “ficcato il naso” nel traffico illegale di armi e di rifiuti tossici in cui sembravano coinvolte anche le istituzioni italiane. Non era solo una donna, era una giornalista e ha fatto il suo lavoro, esattamente come tanti altri suoi colleghi. Qui un articolo di Daniele Mastrogiacomo per La Repubblica riguardo alcuni sviluppi della vicenda.
Recentemente si parla molto di un’altra bravissima giornalista Francesca Borri. Nata nel 1980, laureata in Relazioni Internazionali, ha lavorato e continua tutt’ora a lavorare nei Balcani e in Medio Oriente. Nel 2014 ha scritto il fortunato libro La guerra dentro. Tira dritto per la sua strada, incurante del giornalismo al maschile.
La guerra è molto casuale, essere donna può essere a volte perfino un vantaggio. Ti permette di sfondare le barriere, di solito gli uomini non hanno problemi a parlare con me. La difficoltà vera è con i colleghi: si mettono in competizione, anche quelli anglosassoni. È la cosa più insensata di questo lavoro, ognuno fa per conto suo.
dice in un’intervista a Il Bo, giornale dell’Università di Padova.
Nella tavola rotonda I conflitti raccontati dalle donne organizzato dall’Ispi e da Il Corriere della Sera, Maria Giannini di Radio RAI, Lucia Goracci di RaiNews24, e Emanuela Zuccalà, giornalista di Io Donna sono concordi nel dire che le donne hanno una maggiore accessibilità all’intimità delle donne coinvolte in teatri di guerra. Addirittura Lucia Goracci è stata l’unica ad aver parlato con madri e mogli di combattenti a Misurata, in Libia, proprio perché donna.
Non c’è sesso in guerra. Uomini e donne subiscono lo stesso trattamento. Il giornalismo è asessuato.