Un muro, una porta, un rudere. Non serve altro. Dipingere i muri è come fare un reportage. Non sono necessari pellicola, computer o un taccuino su cui prendere appunti. Basta una bomboletta.
Davanti ai graffiti si passa davanti, li si osserva passeggiando e l’impatto emotivo è considerevole. Non esiste il “politicamente corretto” in queste opere, perchè in guerra nulla è corretto. La critica contro i conflitti e i muri che vengono innalzati tra due nazioni (come Gaza) viaggia sui mattoni. Una mostra a cielo aperto, ma aperto davvero per tutti.