Chiunque può crearsi una micronazione. Detta così potrebbe sembrare uno spot, eppure non siamo così tanto distanti dalla realtà. Quello delle micronazioni è un fenomeno interessante. Il tutto è molto semplice; si ha un pezzo di terra (o un braccio di mare) e si dichiara unilateralmente l’indipendenza dal proprio Stato di appartenza. Non va fatta confusione con i microstati che sono entità ben definite e che, al netto dei vari riconoscimenti, hanno un’identità culturale ben definita.

Il caso più emblematico è quello di Achzivland, uno stato formato da una sola abitazione. Ad esserne presidente e unico cittadino è Eli Avivi, 85 anni, israeliano, che ha fondato la sua nuova patria al confine tra Israele e Libano. La sua storia è interessante e Linkiesta ha da poco pubblicato un articolo al riguardo.
Io sono il presidente di un Paese molto piccolo. Ma comunque ho un mare di problemi con il governo israeliano. Per protesta, io e mia moglie abbiamo strappato i nostri passaporti e dichiarato Achviz uno stato indipendente
Il braccio di ferro con Tel Aviv dura da 65 anni. Più volte il governo ha cercato di espropriare la terra ad Avivi per la costruzione dapprima di una base militare, poi di un parco. Fino ad ora Avivi l’ha sempre spuntata. I suoi confini (i cancelli della proprietà) sono integri.
Anche l’Italia vanta la sua micronazione; il principato di Seborga. Qui la materia è più scottante. Generalmente queste microentità statali e nazionali nascono come motivo di protesta o con scopi propagandistici, tuttavia l’identità di Seborga affonda nella storia ed è l’orgoglio di questo piccolo comune italiano in provincia di Imperia. Alla base della presunta indipendenza ci sarebbe una donazione territoriale da parte del conte Guido di Ventimiglia ai monaci benedettini dell’abbazia di Lerino.

Siamo nel 954 d.C.
Il resto è cosa nota. Con l’istituzione del Regno di Sardegna e poi di quello d’Italia, Seborga è stata annessa al territorio italiano e solo dagli anni ’60 del ‘900 si è formata una forte resistenza “all’occupazione” repubblicana del piccolo principato. Oggi il sovrano è Marcello I, al secolo Marcello Menegatto.
Il principato avrebbe una propria moneta, il luigino e un proprio sistema di targhe che sono tutt’ora in circolazione affiancando la numerazione riconosciuta dallo Stato Italiano.
Di ben altro tipo è, invece, la piccolissima Sealand. Questo principato altro non è che una fortezza inglese risalente alla seconda guerra mondiale a pochi chilometri dalle coste sud orientali della Gran Bretagna (si clicchi qui per la storia).

Foto da Wikipedia
Lo governa la famiglia Bates che dagli anni ’60 ha occupato la fortezza instaurando una propria sovranità. Lo “Stato” non è riconosciuto a livello legale da nessuna nazione del mondo.
L’ultimo esempio di micronazione è quello di Christiania, un particolare quartiere di Copenaghen. Si tratta di una sorta di laboratorio autogestito da collettivi di cittadini danesi che hanno sviluppato il concetto di “città dentro la città”. Scuole, asili e attività commerciali funzionano a pieno regime. Il terreno è stato comprato nel 2011 dai residenti così da avere una maggiore indipendenza dal comune di Copenaghen e dall’autorità politica danese. Questa autonomia garantisce anche un fruttuoso mercato dell’ashish che viene venduta nei chioschetti. Regole molto dure e restrittive, invece, per quanto riguarda le droghe pesanti.
La natura di queste micronazioni è varia. La mancanza di un peso geopolitico nella loro costituzione è controbilanciato da un forte impatto sociale. Christiania ne è un esempio molto evidente; la sua gente non ha bisogno di un riconoscimento internazionale, si è già riconosciuta. Esiste in quanto tale e i suoi confini son ben delineati.