Barriere di genere: quando non basta una mimosa

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Un giorno all’anno si festeggia la donna. É diventata una moda quella di regalare una mimosa alla propria ragazza, moglie o madre, ma questo gesto, seppur bello e romantico, è solo un goffo tentativo di celebrare qualcosa che, allo stato attuale, non esiste. Le molte ONG sparse per il mondo che si battono per i diritti umani sono concordi nel denunciare le precarie condizioni della figura femminile.

In società dove a primeggiare è “il maschio”, la donna viene relegata a compiti secondari e subisce, inevitabilmente, tutte le sue decisioni. Contano poco le condizioni economiche dei vari paesi. Le differenze sono per lo più culturali. In Europa resistono ancora concezioni della donna “virtuosa” che deve mantenersi “integra” fino al matrimonio (cosa non richiesta agli uomini), così come le disparità salariali e occupazionali tra i due sessi.

In Italia sono aumentati i femminicidi e le violenze in casa da parte di mariti e compagni. Qui il rapporto Eurispes pubblicato a inizio anno dall’Ansa.01-rapporto eures.EPSFuori dai confini europei le cose non migliorano. Nel corso degli anni la Oxfam International (Oxford Commitee for Famine Relief) ha più volte denunciato la condizione di degrado delle donne. Un caso è lo Yemen; qui, a causa del continuo impoverimento del Paese, molte famiglie sono costrette a vendere le figlie ai futuri mariti.

In Egitto e in India Amnesty International si sta impegnando contro la cultura dello stupro. Secondo un rapporto della UN Women del 2013 più del 99% delle donne egiziane intervistate è stato vittima di stupri e violenze domestiche.

A novembre 2014 è uscito il caso dei test di verginità per le giovani reclute femminili in Indonesia. Nonostante l’abolizione di questa pratica (two-finger test) nel 2010, tutt’oggi continuano questi “accertamenti” ostetrici e ginecologici. Il fenomeno è stato denunciato da Human Rights Watch.

C’è poi la pratica dell’infibulazione. La mutilazione genitale è diffusissima in molte parti del mondo, specialmente in Africa. Racconta Shanta, una donna somala arrivata in Italia, che ha subito “la cucitura”.

Mia madre mi ha cresciuta dicendomi che l’infibulazione è il bene più grande per la mia vita e per il mio futuro. È  un importante segno distintivo della nostra cultura. É una prova di fedeltà e del fatto di essere una donna inviolata per l’uomo della mia vita, quando lo incontrerò e lo sposerò

La donna diventa oggetto ed è la principale vittima dei conflitti. E pensare che anche la nostra cultura si è avvalsa di episodi violenti (leggendari o meno) contro le donne; uno su tutti, il ratto delle Sabine. Romolo, primo re di Roma, nella necessità di aumentare la popolazione, invita i popoli vicini a un banchetto e durante il convivio scaccia gli uomini e trattiene le fanciulle. Nonostante molti scrittori romani abbiano sottolineato l’assoluta mancanza di violenza sessuale, rimane comunque lo stato di violenza a cui queste donne sono state costrette.

La condizione femminile nel mondo è drammatica. Nonostante la festa della donna sia ormai celebrata ovunque, la politica dei vari Paesi non sembra capace di constrastare il dilagare di comportamenti discriminatori e sessisti, nè in Europa nè in altri continenti. Di tutte le barriere culturali, questa è certamente la più difficile da abbattare. Il genere rappresenta ancora un discrimine che divide la società. Ci si ricorda della donna ogni 8 marzo. Ma durante tutti gli altri 364 giorni?

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