Libia, Nigeria e Siria: il filo rosso (sangue) che le lega

Una settimana intensa contraddistinta da eventi importanti e che hanno trovato ampio spazio sui giornali e siti di tutto il mondo.

Parlo di tre paesi distanti l’uno dall’altro, ma legati dal filo rosso sangue delle vittime degli ultimi attacchi; Libia, Nigeria e Siria.

Fermoimmagine del servizio trasmesso da Sky Tg24, 25 agosto 2011, sugli intensi scambi di colpi di arma da fuoco davanti all'Hotel Corinthia a Tripoli. ANSA / SKY TG24
Fermoimmagine del servizio trasmesso da Sky Tg24, 25 agosto 2011, sugli intensi scambi di colpi di arma da fuoco davanti all’Hotel Corinthia a Tripoli. ANSA / SKY TG24

Cominciamo dall’evento più recente. Ieri la Libia, già devastata da una guerra civile che non accenna a trovare una soluzione pacifica, ha visto compiersi l’ennesimo attentato. Un gruppo affiliato all’Is, “Provincia di Tripoli”, ha assaltato il lussuoso hotel maltese Corinthia, a Tripoli, dove stava avvenendo un nuovo incontro tra i rappresentanti dei due governi che attualmente “controllano” il paese (al riguardo si rimanda a questo articolo di La Repubblica).

Il tutto è iniziato con un’autobomba nel cortile, prima che un gruppo armato entrasse nella hall e iniziasse a sparare. Successivamente gli aggressori sono esplosi; non è chiaro se la deflagrazione sia avvenuta durante una sparatoria o siano stati loro stessi a farsi saltare in aria in un attacco kamikaze. Stando alle fonti, sembra che il numero dei morti sia di circa 12 persone a cui vanno aggiunte decine di feriti.

L’Is in Libia? Un rapporto ripreso dai media locali lo confermerebbe:

[la Libia è] facilmente raggiungibile con le semplici barche dei migranti. Se riusciremo a sfruttare questo canale, la situazione nelle città europee si trasformerà in un inferno

Realizzazione della profezia nera secondo cui l’Is arriverà a Roma? Vero è che il Califfato ha già da tempo una sua base a Derna, nella Cirenaica, quindi non sarebbe una novità veder sventolare la bandiera di Al Baghdadi sulle coste africane.

Se si parla di Is non si può non parlare di Nigeria e quindi di Boko Haram.

I miliziani di Abubakar Shekau sono stanziati a Monguno a 130 km dalla capitale dello stato del Borno, Maiduguri, città di quasi un milione di abitanti. Uno snodo fondamentale che permetterebbe ai Boko Haram di controllare tutta la regione e di lanciare attacchi contro i vicini Camerun e Chad. L’esercito regolare nigeriano ha già respinto degli attacchi, ma non riesce ad avanzare in quei territori dove la presenza degli integralisti è maggiore. Maiduguri, al momento, sembra rappresentare l’ultima linea di difesa contro l’avanzata dei fondamentalisti, longa manus dell’Is in Nigeria (qui l’articolo in proposito di Panorama).

Poi c’è il capitolo Siria. Nei giorni scorsi Kobane, la città al confine con la Turchia, simbolo della resistenza al fondamentalismo islamico, è stata liberata. Ammainata, quindi, la bandiera del Califfato. 1800 morti in quattro mesi di cui 1200 dell’Is secondo alcune fonti statunitensi. La vittoria della resistenza curda ha certamente dato speranza a quanti sono stati perseguitati dalle milizie nere, tuttavia la guerra è lungi dal terminare.

Qui un video dei festeggiamenti in città a seguito della battaglia:

Cosa lega, quindi, Nigeria, Siria e Libia? Un semplice filo rosso, sufficientemente resistente da stringersi attorno al collo delle popolazioni più inermi sia in Africa che in Asia.

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