Le frontiere, materiali o mentali, di calce e mattoni o simboliche, sono a volte dei campi di battaglia, ma sono anche dei workshop creativi dell'arte del vivere insieme, dei terreni in cui vengono gettati e germogliano (consapevolmente o meno) i semi di forme future di umanità. (Zygmunt Bauman)
L’accordo è stato trovato. Il presidente Hadi ha accettato alcune condizioni dei ribelli Houthi ed è in progetto una nuova costituzione. La minoranza sciita avrà maggior peso nel governo del paese consentendo forse una maggiore integrazione di quella parte dello Yemen non del tutto rappresentata dall’attuale entourage governativo. Decade, inoltre, l’ipotesi di colpo di stato in quanto il presidente Hadi è stato confermato e legittimato dal capo stesso dei ribelli.
Tuttavia la capitale Sana’a è ancora in mano agli sciiti, nonostante questi ultimi abbiano acconsentito al ritiro dei propri combattenti.
Stando a quanto ha dichiarato Mohammad Ibrahim, una delle guardie presidenziali, intervistato dai media arabi, gli Houthi si sarebbero impadroniti di un arsenale militare composto da 300 carri armati, 122 lancia-razzi, 500 veicoli militari, 400 fucili automatici e oltre mille fucili da cecchino.
Difficile prevedere, quindi, gli sviluppi.
Oltre a ciò, c’è un problema da non sottovalutare e che i servizi segreti statunitensi hanno confermato a denti stretti; anche l’Is sta mettendo il suo zampino nella regione.
Se la presenza degli uomini di Al-Baghdadi fosse confermata, il piccolo paese arabo si troverebbe in una condizione ben poco invidiabile e potenzialmente peggiore di quella di Siria e Iraq.
Quattro elementi in campo, ognuno motivato a stabilire una propria zona di influenza in riva al Mar Rosso; il governo sunnita, i ribelli sciiti, l’Is sunnita e Al Qaeda, anch’essa sunnita.
La dicotomia sunniti contro sciiti non sarebbe quindi il problema principale, perché i qaedisti e il califfato lotterebbero per il controllo territoriale dello Yemen, considerando che già da tempo i due gruppi terroristici hanno iniziato una silenziosa guerra per la supremazia nel microcosmo del terrorismo islamico nel mondo.
Come scrive l’agenzia Nenanews, già il mese scorso miliziani dei due gruppi hanno avuto scontri a fuoco.