I Saharawi: un muro di fango a dividerli dal mondo

Tutto cominciò con la risoluzione Onu 1514 del 1960 e la conseguente rettifica di 6 anni dopo. Il primo fu redatto per dare ossigeno a quegli stati che desideravano l’emancipazione coloniale dai paesi europei e iniziare un proprio percorso riconoscitivo. In questo contest si inserì, in un primo momento, anche il Sahara Occidentale (ex colonia spagnola), al netto del passo indietro del ’66.

Il Sahara occidentale. Foto da Wikipedia
Il Sahara occidentale. Foto da Wikipedia

Seguirono anni difficili. I Saharawi se la dovettero vedere sia con la Spagna che con il Marocco, entrambi interessati al controllo di quell’area. Nonostante il governo di Madrid fosse disposto al riconoscimento dell’autonomia del Sahara Occidentale, spalleggiò Marocco e Mauritania durante gli interventi armati di quest’ultimi contro gli insediamenti Saharawi. Il Fronte Polisario, movimento politico nato per l’indipendenza del paese organizzò un referendum controverso. Come detto la Spagna appoggiò dapprima l’iniziativa, poi si tirò indietro. Nel 1975, l’Onu riconobbe gli sforzi del Polisario per l’indipendenza, ma i continui tentativi marocchini di apporre la propria egida sul territorio, vanificarono ogni risultato conciliatorio. Per sfregio alle istituzioni internazionali, nacque quindi la Repubblica Araba del Saharawi, riconosciuta successivamente dalla Mauritania e appoggiata indirettamente da Algeria (dove il Fronte aveva la sede) e dalla Libia di Gheddafi.

Mohamed Bassiri, uno dei primi leader contro l'oppressione marocchina.
Mohamed Bassiri, uno dei primi leader contro l’oppressione marocchina.

Gli scontri perdurarono fino al 1991, quando le Nazioni Unite invocarono il cessate-il-fuoco. Nonostante i numerosi appelli, la situazione rimane ancora critica e il muro di pietra e fango eretto dai marocchini sul confine meridionale è ancora simbolo di questa ostilità.

Il muro di fango sahariano. Innalzato da Re Hassan II di Marocco nel 1981 al confine con il territorio controllato dal Polisario
Il muro di fango sahariano. Innalzato da Re Hassan II di Marocco nel 1981 al confine con il territorio controllato dal Polisario

Confusa è anche la questione del riconoscimento. L’Onu propende per la legittimazione di un’autorità saharawi (come la per la Palestina), garantendo lo status di “membro osservatore”, mentre l’Unione Africana annovera la Repubblica tra i suoi stati membri. La Lega Araba e l’Unione Europea, invece, seguono la linea marocchina negando il riconoscimento. A differenza di altri popoli, quello Saharawi non presenta una netta distinzione con la cultura marocchina. Entrambe le nazioni parlano arabo e berbero e ambedue hanno nella loro tradizione il nomadismo desertico. Spiegare le ragioni di questa volontà irridentista non è semplice. Ci viene in soccorso il primo ministro saharawi Abdel Kader Taleb Omar, in un’intervista rilasciata a Limes nel 2011 (qui la riproposizione sul sito di La Repubblica da parte di Luca Attanasio).

Le ricordo che per il diritto internazionale il Sahara Occidentale non è considerato territorio marocchino, quindi l’Onu non riconosce la sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale: come può una nazione voler decidere dello status di una terra che non è sua? Bisogna prima stabilire a chi appartenga questa terra. Chi parla di separatismo saharawi, usa un termine improprio perché non c’è nessuna terra da cui noi vogliamo separarci

Ecco il punto. Il Saharawi non ha mai riconosciuto il proprio territorio come facente parte del Marocco. Non si parla di separazione perchè non c’è nulla da separare. Per concludere, lascio con questo bellissimo documentario prodotto nel 2003 da Roberta Contarini per la regia Marco Mensa ed Elisa Mereghetti riguardo i profughi Saharawi a Tindouf, in Algeria. Uno spaccato di vita di questo popolo in esilio.

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2 commenti Aggiungi il tuo

  1. dr ha detto:

    e gente sequestrata dal regime Algerino…….e basta….il loro pseudo presidente nato e ha studiato a Marrakech..

    Piace a 1 persona

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