Le frontiere, materiali o mentali, di calce e mattoni o simboliche, sono a volte dei campi di battaglia, ma sono anche dei workshop creativi dell'arte del vivere insieme, dei terreni in cui vengono gettati e germogliano (consapevolmente o meno) i semi di forme future di umanità. (Zygmunt Bauman)
Prepariamo il passaporto e abbandoniamo il Caucaso. Prendiamo l’aereo da Tbilisi e andiamo a Mosca, da lì prendiamo un altro volo per Riyadh in Arabia Saudita. Anche se fuori dall’itinerario, facciamo una capatina a La Mecca e un giro intorno alla Ka’ba. Anche se non si è credenti è comunque un’esperienza da fare almeno una volta nella vita (cit.) e respirare l’atmosfera che permea il massimo centro religioso mondiale dell’islam. Torniamo a Riyadh e prendiamo il primo volo per Il Cairo. Un giro al museo egizio, a Giza e magari una crociera lungo il Nilo. Se non si ha tempo o voglia, si prende subito l’aereo per Addis Abeba, in Etiopia. Atterrati, con un mezzo di fortuna cerchiamo di raggiungere il confine nord orientale della vicina Somalia. Ma non andiamo in Somalia, in realtà, andiamo in Somaliland.
Una cosa ben diversa.
Il Somaliland, “la terra dei Somali”, al confine tra Somalia e Djibuti. Foto presa da Wikipedia
Il Somaliland è una regione della Somalia che ha chiesto l’indipendenza da Mogadiscio.
É un fazzoletto di terra tristemente noto agli italiani in quanto proprio qui è stata uccisa la missionaria Annalena Tonelli il 5 ottobre 2003.
Si differenzia da altre entità territoriali che hanno chiesto la separazione come il Puntland e il Khatumo; quest’ultime, infatti, non hanno preso una decisione così drastica come staccarsi definitivamente dallo Stato. Il Somaliland sì.
Annalena Tonelli, missionaria cattolica italiana in Somalia. Immagine da giovaniemissioni.it
Un tempo era conosciuta come Somalia Britannica. Nel 1960 si è poi resa indipendente dalla Gran Bretagna e si è unita alla Somalia Italiana. La convivenza si è rivelata difficile e nel 1991 è stata dichiarata una nuova indipendenza. Nonostante il mancato riconoscimento ufficiale da parte della comunità internazionale, il Somaliland ha vissuto una storia diplomatica meno travagliata rispetto ad altri paesi “inesistenti”. Ha ospitato delegati di vari governi non solo africani e ha partecipato al summit del Commonwealth in Uganda nel 2007.
Appare però difficile trovare grandi differenze tra Somalia e Somaliland. Entrambi i paesi sono musulmani e le lingue parlate sono prevalentemente il somalo e l’arabo. Secondo il trattato Somalie. Dalla democrazia pastorale al conflitto interclanico la differenza principale sta nella stabilità. La Somalia da anni è devastata da disordini e guerre civili (senza contare Al-Shabaab), mentre il Somaliland ha saputo mantenere una solidità statale tale da essere una regione tutto sommato virtuosa.
La maggiore tenuta democratica e istituzionale del Somaliland, risiede probabilmente, in una serie di fattori e contingenze culturali e storiche, non ultima quella di essersi sottratto nel 1992, dichiarandosi indipendente, al giogo delle potenze internazionali che hanno, invece, continuato a spiegare, nei confronti della Somalia italiana, influenze disgregatrici e centrifughe. Somaliland è riuscito, quindi, a costruirsi un’architettura costituzionale, modellata sul sistema inglese, che gli ha consentito l’assimilazione del clan anziché la sua compressione come è invece avvenuto nella Somalia del sud.
Questa affermazione, presa dal trattato citato poco prima scritto da M.A. Abdi, M. Lanna e G. Palermo, parla di assimilazione dei clan.
É davvero così?
Domenica 7 dicembre, sul sito del maggior quotidiano del Paese, il Somalilandsun, è uscito un discorso del leader politico Eng Hussein Deyr che punta il dito contro la “clanizzazione” della società del Somaliland.
If you are seriously considering to be the leader of this great nation, you need to be genuinely convinced that the
Eng Hussein Deyr. Foto da Somalilandsun.com
Nationhood and Clan Attachment is not compatible!!
Il tessuto degli Stati africani è fatto di una fitta rete di relazioni tra etnie, tribù e clan. Molti esponenti politici del Somaliland, invece, esprimono preoccupazione riguardo l’indipendenza tipica delle entità territoriali. Il prossimo anno ci saranno le elezioni politiche e sarà interessante seguirne gli sviluppi. Sul tavolo, come sempre, oltre che possibili tensioni interne (che potrebbero aumentare qualora dovessero vincere i nazionalisti), anche la questione dell’indipendenza da Mogadiscio.
Torniamo al problema precedente. Perchè il Somaliland vuole l’indipendenza dalla Somalia? In altri casi ci si è trovati di fronte a regioni che nulla avevano a che vedere con il Paese al quale erano annesse. Lingua, religione, etnia. Tutti elementi che fomentano un forte nazionalismo e una volontà separatista. Per il Somaliland, invece, molto probabilmente ha inciso la storia. Essendo stata una colonia britannica, ha maturato un diverso sistema di governo e di struttura sociale rispetto al sud. Questa differenza potrebbe essere stata la miccia che nel ’91 ha spinto il governo di Hargheisa a proclamare l’indipendenza.
Il Somaliland è uno Stato solo. Non è riconosciuto da nessuno. Voglio chiudere questo post con un interrogativo. É sufficiente una diversa impostazione sociale (rispetto alla Somalia) per dichiarare la propria indipendenza? Oppure l’autodeterminazione si basa solo su radici etniche e culturali? A voi la risposta.
In conclusione un breve reportage di France24 proprio sul Somaliland.