Le frontiere, materiali o mentali, di calce e mattoni o simboliche, sono a volte dei campi di battaglia, ma sono anche dei workshop creativi dell'arte del vivere insieme, dei terreni in cui vengono gettati e germogliano (consapevolmente o meno) i semi di forme future di umanità. (Zygmunt Bauman)
Una volta qualcuno mi ha fatto questa domanda. Ho risposto di sì. Il problema è che la risposta ad una domanda lecita come questa non sempre è scontata. Non è come chiedere dove sono la Polonia, la Germania o l’Austria, ma è un pò come domandare quante pagine ha un libro ancora incelofanato. Purtroppo capita spesso di non sapere dove si trovano certi paesi, soprattutto se non particolarmente noti, tuttavia la soluzione è ancora più difficile da trovare quando parliamo di paesi che esistono solo de facto e non de iure (almeno da un punto di vista internazionale).
Continuo la carrellata di “paesi-non paesi” non riconosciuti dalle istituzioni planetarie, soffermandomi stavolta su un lembo di terra chiamato Transnistria (o se preferite Repubblica di Pridnestrovie come dicono i locali).
Come per l’Abcazia e l’Ossezia, il dissolvimento dell’Unione Sovietica ha innescato l’immancabile processo di esaltazione nazionalista nella regione e stavolta a farne le spese è stata la Moldavia. Alla fine degli anni ottanta e inizi anni novanta, la questione della lingua fu alla base dei problemi sociali dell’area. Difatti la repubblica moldava decise di abolire la lingua russa in favore del romeno causando grandi rappresaglie da parte della popolazione orientale del paese a maggioranza filorussa.
Seguirono scontri tra manifestanti di etnia moldava e russa e nemmeno il referendum promosso dalle autorità locali sembrò far pendere l’ago verso una netta separazione tra la Moldavia e la Transnistria. Il risultato favorevole all’indipendenza (90% dei consensi) venne disatteso. La situazione si aggravò con l’istituzione di una repubblica sovietica di Pridnestrovie di Moldavia il 25 agosto 1991 a cui seguì un durissimo scontro diplomatico tra la capitale transnistra Tiraspol e quella moldava Chisinau.
Il braccio di ferro fu inutile. il 1 marzo 1992 scoppiò un breve conflitto tra le due parti con le immancabili ingerenze di Stati stranieri. La Romania supportò la Moldavia e la Russia e l’Ucraina si schierarono con gli indipendentisti.
La guerra si concluse nel mese di luglio dello stesso anno con un patto siglato tra l’allora presidente russo Boris El’cin e il suo omologo moldavo Mircea Snegur.
Mircea Snegur
Ecco il lancio dell’agenzia Adnkronos al riguardo:
Mosca, 3 lug. (adnkronos/xinhua)- Il conflitto del Dniestr si avvia ad una soluzione: il presidente russo Boris Eltsin e quello moldavo Mircea Snegur si sono infatti accordati oggi sui principi di fondo per una soluzione del conflitto in corso nella regione, dove la maggioranza russa ed ucraina della popolazione si oppone al ricongiungimento della Moldavia con la vicina Romania, voluto invece dalle autorita’ di Kishinev.
I punti essenziali dell’intesa raggiunta dai due presidenti riguardano la creazione di una linea di demarcazione, il dislocamento di una forza neutrale che consenta al parlamento moldavo di determinare lo statuto della riva sinistra del Dniestr. Non appena questi punti saranno stati realizzati, i due capi di stato istituiranno una commissione congiunta guidata dai vicepremier che avviera’ negoziati sul ritiro della 14ma divisione dell’esercito russo dalla regione.
Boris El’cin
”Per quanto riguarda le questioni economiche – ha proseguito Eltsin – ci siamo accordati per ripristinare l’accordo firmato dalla Russia e dalla Moldavia”. Snegur si e’ quindi detto soddisfatto per l’esito dell’incontro. ”La mia maggiore speranza – ha concluso il presidente moldavo – e’ ora quella di veder entrare in vigore un cessate il fuoco. Una tregua – ha tenuto a rilevare – della quale i capi di stato delle due repubbliche si dovranno fare garanti”.
(cin/BB/ADNKRONOS)
Di questo conflitto si è parlato pochissimo. Tutt’ora si sa che a seguito di questo scontro esiste oggi una zona cuscinetto tra Moldavia e Transnistria e che l’OCSE supervisiona il processo di pace ancora in atto. Ma di morti ce ne sono stati tanti…e lo voglio ricordare con questo articolo di “La Repubblica”, pubblicato il 24 giugno 1992, a seguito del “massacro di Bendery” da parte delle truppe moldave.
Ma non c’ è dubbio che sulle rive del Dnestr è in corso una carneficina. Bendery è semidistrutta. Il ponte che la collega con la riva est del Dnestr è ormai quasi inagibile, sotto il tiro costante dei cecchini. Le strade sono coperte di corpi abbandonati o accatastati uno sull’ altro, per essere bruciati sul posto, senza riconoscimento. Migliaia di profughi fuggono disperati dai villaggi natii in cerca di salvezza verso l’ Ucraina.
Propongo anche questo video amatoriale trovato su Youtube, girato proprio nel 1992.
La crisi tra le due regioni è ancora in atto. Nel 2004 la Transnistria chiuse alcune scuole in cui si insegnava in moldavo e di conseguenza Chisinau tentò di isolare la regione ribelle, costringendo Tiraspol a chiudere le forniture energetiche verso la Moldavia. Un tira e molla che non è durato per molto. L’OCSE sta tentando di ricucire una ferita ormai ventennale tra paesi in perenne conflitto. La Russia, come sempre, ha i suoi interessi e lo ha dimostrato più volte. La richiesta di annessione a Mosca dei Transnistri lo scorso 18 marzo 2014, ne è chiaramente un esempio. Automaticamente anche gli Usa e l’Ue hanno fatto in modo di far pesare il proprio potere decisionale, come nel 2003 quando decisero di approvare una serie di sanzioni contro la Pridnestrovie.
Per saperne di più si cita “Il Corriere della Sera” a questo link.
Ritorniamo, quindi, alla domanda iniziale. Sì, so cos’è la Transnistria. Un’altra regione che bolle di malcontento e che non vuole abbandonare la falce e il martello dalla propria bandiera. Un’altra casella, insomma, nello scacchiere esteuropeo che la Russia vuole conquistare.