“The Post Internazionale” ha pubblicato un articolo riguardo la diffusione di un nuovo video in cui compare John Cantlie, ostaggio dello Stato Islamico.
E’ il quinto video in cui compare il giornalista britannico, rapito due anni fa in Siria assieme a James Foley. Il messaggio, al solito, è rivolto ai governi statunitense e britannico, rei di non attivarsi nel salvare i propri prigionieri come altri Stati europei.
<<La mente umana ha un’incredibile capacità di autodifesa in situazioni difficili. I nostri governi hanno scelto di non negoziare con lo Stato islamico>>, dice Cantlie. <<E mentre tutti gli altri accettavano le condizioni poste per il rilascio, per noi non c’era nessun accordo>>.
L’utilizzo di Cantlie e la diffusione programmatica di spezzoni di uno stesso video denotano una strategia comunicativa ben precisa. Non lasciar calare l’attenzione del “pubblico”. Tutto si trasforma in telenovela; un po’ come “Beautiful”, la fortunatissima e quasi trentennale serie tv americana,”Lend Me Your Ears”, diventa il palcoscenico ideale per propagandare, a puntate, un messaggio.
<<Hanno ricevuto libri, giochi ricreativi. Non hanno vissuto male>>. Riferisce Cantlie in uno stralcio del suo discorso, rivelando un aspetto della propaganda dello Stato Islamico. L’occidente dipinge i miliziani dell’IS come barbari sanguinari? Ebbene i “barbari” diffondono un’idea completamente opposta. Benevoli nei confronti dei prigionieri e costretti alle decapitazioni solo a seguito di tentativi di fuga. La reiterazione di questi videomessaggi, inoltre, martella costantemente l’opinione pubblica, mantenendo viva l’attenzione.
Che dire di Bin Laden? Appariva raramente e, quando lo faceva, sempre in inquadrature statiche. I suoi messaggi assomigliavano più a salmi e prediche. Molto simile anche ad Abubakar Shekau, capo di Boko Haram.
L’Is, invece, utilizza una strategia dinamica, frizzante, incisiva. Colpisce subito lo spettatore ed è efficace.
Di recente su Twitter girano video e immagini dei Peshmerga curdi impegnati nella guerra contro il Califfato. Si gioca di propaganda. Sui social network rimbalzano messaggi di solidarietà a uomini e donne che combattono per la propria libertà, focalizzando l’attenzione del pubblico sulla brutalità della guerra che irrompe nella quotidianità.
Il confronto si combatte su più fronti. “Boots on the ground” e “online”.
L’Is rappresenta un fenomeno in parte innovativo. Utilizza gli stessi strumenti dell’odiato occidente a proprio vantaggio.
Alla prossima puntata…
To be continued….